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Perché hai paura dell’Altro?

Perché “l’altro” come tematica? L’idea è nata con la partecipazione ad un concorso di scrittura su questo tema indetto dalla Circoscrizione 5 di Torino, di cui l’Istituto “Giuseppe Peano” fa parte. Quando l’abbiamo proposto alle nostre classi, le prime domande che, insieme ai ragazzi, ci siamo posti sono state “Chi è l’altro?”, “Qual è la nostra idea di altro?”.

La discussione che ne è derivata ha fatto emergere la grande varietà di idee, immagini, soggetti, sentimenti, problematiche, emozioni che possono essere associati al termine.

I ragazzi ci hanno fin da subito fatto capire che la loro percezione dell’altro andava ben oltre ciò su cui una nostra prima riflessione si era soffermata: sono emerse, quindi, non solo la tematica dell’altro visto come straniero, così legata allo stesso tessuto urbano in cui il nostro Istituto è inserito, ma molte altre sfaccettature quali la diversità di genere, il bullismo, la disabilità, l’individualità di ciascuno.

Non c’è dubbio che il tema scelto per fare da filo conduttore del volume sia particolarmente adeguato nell’ottica di una riflessione quanto più possibile ad ampio raggio. Alcuni concetti, parole e idee sono così tanto presenti nel linguaggio comune e nella comunicazione mediatica da venire spesso banalizzati, appiattiti su significati parziali, tendenziosi, sottilmente vincolati a una visione del mondo etnicamente e culturalmente unilaterale. Per questo motivo, aggettivi come “normale”, “malato”, “disabile”, “altro”, “diverso” e così via, non hanno significati che possono essere incapsulati in un’asettica definizione da vocabolario.

Il fatto stesso di riflettere su cosa possa significare per un ragazzo adolescente “essere altro” da qualcosa o da qualcuno comporta un procedimento di auto-analisi che lo porta a mettere in luce – se non addirittura in discussione – le proprie assunzioni, le convinzioni e tutte quelle credenze implicite che danno sostanza alla sua visione della realtà.

I ragazzi che hanno partecipato alla stesura dei contributi raccolti in questo volume hanno fatto proprio questo: attraverso un confronto creativo con sé stessi, con i propri compagni e con i docenti, hanno riflettuto sulla variegata e complessa fisionomia che, ai loro occhi, poteva assumere il volto dell’“Altro”.

I risultati sono apprezzabili soprattutto per la vasta gamma di soluzioni che sono state proposte all’interrogativo sull’identità di questo misterioso “Altro”. L’altro è la persona discriminata, la persona con disabilità, la persona che proviene da un Paese lontano e, tuttavia, tutti questi tipi ideali di alterità siamo, in fondo, noi stessi: gli Altri siamo noi.

L’“Altro” siamo noi anche perché, retrospettivamente, possiamo guardarci alle spalle e riflettere su come il nostro essere si sia trasformato nel corso del tempo e, d’altro canto, possiamo spingere la nostra immaginazione in là nel futuro e proiettarci in ruoli, personalità e tipi umani che ancora non ci appartengono ma che in qualche modo desideriamo.

Noi siamo indubbiamente “altri” rispetto a ciò che siamo stati in passato e siamo “altri” rispetto alle forme che assumeremo in futuro. Alla luce di tutto ciò, si può pensare che i ragazzi abbiano ricavato da questa esperienza di riflessione un insegnamento di ordine generale, vale a dire che l’alterità – comunque la si voglia definire – è un valore insostituibile che va tutelato, conosciuto e protetto.

Corrono purtroppo tempi difficili, giacché le terribili notizie sui recenti attentati – pensiamo agli attacchi terroristici in Nuova Zelanda e in Sri Lanka del 2019 – fanno emergere il lato oscuro dell’alterità, quella paura che ciclicamente risorge nei confronti di minoranze che vengono discriminate.

Senza dubbio, raccontare l’alterità, come hanno fatto i nostri ragazzi, può servire come un potente antidoto contro l’odio e la paura verso chi è “altro” da noi.

I docenti dell’I.I.S. “Giuseppe Peano” di Torino

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Gemma GemmitiPerché hai paura dell’Altro?
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