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Mauro Ferrara, libera interpretazione di un lettore: Vincenzo Zoda

Essere uomo non vuol dire soltanto fare la pipì in piedi. Piccoli esperimenti di felicità per convivere con la sclerosi multipla – Mauro Ferrara (Gemma Edizioni, 2018)
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Sono un vulcano. Nella camera magmatica della mia testa, è un continuo vorticare di pensieri. Ma non posso tenerli lì molto a lungo. Arriva repentino il momento in cui una spinta insiste verso l’esterno. Fluidi granitici esortano uno sbocco, sopraffatti dalla pressione. C’è un motore dentro di noi che produce questa energia. E c’è una forza. Questo sono le parole. Pensieroenergia che si trasforma in Parolaforza. E a sua volta questa forza ha la capacità di trasformare le cose.
Cosa sono le parole? “Le parole sono azioni che fanno accadere le cose” (cito Mauro che cita Kureishi).
Pensieri che diventano intenzioni e intenzioni che diventano azioni. Quello che sta nella nostra testa è capace di interferire con il mondo e – seppur infinitesimamente – anche trasformarlo. Ma, quando il mondo è il “nostro” mondo, in quell’intorno – intimo, immediato, prossimo – tale trasformazione è importante, determinante, travolgente e totalizzante.
Ecco la risposta alle domande: Perché parliamo? Perché scriviamo? In sintesi, perché sentiamo la necessità di comunicare? Per drenare energia, eruttare consapevolezza di sé, nell’emergenza di appartenere al mondo.
Mauro, ci conduce in un viaggio luminoso e colorato alla scoperta dei doni posseduti ma che dei quali, talvolta, ne ignoriamo il pregio.
Ma succede, che il condotto nel quale migra il fluido pensiero perché trabocchi in parole si è intasato. Colpa di un Dio idraulico incapace? O è il Dio costruttore che ha montato male i pezzi? Mauro non ha il tempo, e forse nemmeno la voglia di soffermarsi a comprendere le cause che hanno generato quel suo mondo di silenzi obbligati e di impossibilità coagulatesi addosso. Piuttosto ci racconta di come tali silenzi ed impossibilità li abbia scardinati con la forza delle intenzioni ed il coraggio del desiderio, in un viaggio (mai interrotto e mai abbandonato) verso la felicità. Anche quella fatta di cose concrete: i regali di compleanno, la pizza e il caffè di Napoli, Pino Daniele, il giallo, il rosso, il verde…, gli occhi di una donna (o una gonna).
Ma se davvero quel Dio fosse distratto, o non avesse il tempo, il modo o la voglia di riparare il danno, Mauro ha voluto trovare (e l’ha trovato) un Dio terreno (anzi più di uno, uno staff completo di dei) al quale affidare il tortuoso percorso della comunicazione verso l’umanità (umani? ma non erano dei?).
Allora “Dei Terreni” (sembra una imprecazione) siete capaci di bypassare le condutture ostruite offrendo al sottoscritto canali di deflusso paralleli dentro i quali il mio pensiero prima di divenire parola (ecco siete qui)?, si trasformi in scatto della palpebra (mi fa piacere vedervi ancora)?, e poi in movimento di mano su tavoletta (ancora un po’ di pazienza)?, e cenno (ma fa ancora ridere la mia battuta detta così a rate?)?, ed ancora vocale e consonante solitaria (un pomeriggio per una sola frase!)?, poi suono ed infine biro e carta (mi è venuto proprio bene!)?, ma davvero ci facciamo un libro (ho un sorriso di sorpresa a denti bianchi, anzi bianchissimi)?

[Libera immaginazione e immagine di Vincenzo Zoda]

 

Gemma GemmitiMauro Ferrara, libera interpretazione di un lettore: Vincenzo Zoda
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