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Di libri, di altro, di alternanza – Francesco Spagnolo

Un papiro, nuovo, non lunghissimo, con i bordi raffinati da una costante limatura; piacevole al tatto, elegante. Il volume, srotolato con lentezza, ha fragranza d’inchiostro fresco. Lo sguardo si riposa sul color miele del foglio; la calligrafia dello scriba è pura armonia. La voce intonata del lettore esprime una ritmicità greca, orientale, lontana. La poesia è di una ricercata leggerezza. Godibile. Nuova…

È l’alchimia tra aspetto e sostanza.
A Scuola, oggi, si leggono pochi libri belli e buoni. Pochissimi libri belli si comprendono. Molti buoni si sottolineano e basta. Troppi, belli o buoni che siano, si sfogliano distrattamente. Alcuni non si aprono mai. Altri si richiudono con troppa fretta. É difficile, poi, che i libri si leggano, in classe, tutti insieme.

È difficilissimo che, in classe e insieme, se ne scrivano.

Eppure non mancano storie e ispirazione.

Per alcuni occorrerebbero competenze troppo profonde; per altri non è semplicemente un’azione funzionale “all’economicità” di una scuola efficiente.

In effetti, scrivere un libro è un atto incondizionato.

Un po’ come amare. É un sentimento di piacere e fatica. Un po’ come vivere.

É un’azione assoluta. Quindi, immutabile e irreversibile.

E sì: è una competenza, cum + petere, ‘ dirigersi insieme’; nel senso che coinvolge ogni dimensione della personalità, naturale e acquisita, verso la costruzione di una nuova realtà complessa.

Un libro è un organismo legato all’autore ma distinguibile dal suo genitore.

Scrivere è un po’ come partorire.

C’è un rapporto di numero duale fra autore e libro. Non è più singolare; non sarà plurale, perché non si recide mai il cordone ombelicale, neanche quando l’opera è “adottata” (letta, interpretata) da altri.

Ed è duale anche la relazione tra Scuola e Lavoro.

L’alternanza è la consapevolezza della “consustanzialità” tra formazione alla cittadinanza e significato del lavoro.

La sostanza che unisce ha diversi nomi: legalità, responsabilità, giustizia, progresso, felicità.

Il bene comune è sempre la direzione verso cui rivolgersi.

Scuola e Lavoro sono l’antidoto alla peste sociale delle mafie, delle ingiustizie, delle povertà, dello squallore.

Una scuola buona rende più bella la comunità.

Un lavoro bello (sicuro, stimolante) rende il lavoratore appagato e più giusta la società.

Ancora una volta, la forma è sostanza.

É evidente che tutto diviene una pura affermazione di principio se il lavoro è precario, ricattato, alienante; se la scuola è un luogo di disagio, un contenitore privo di contenuti o una luccicante macchina di intrattenimento, che ingoia individui e ne divora il tempo.

La dynamis ‘forza’ per sincronizzare e regolare nella direzione della qualità i sistemi scuola e lavoro è la ricerca.

Ri-cercare significa ri-flettere sul senso della conoscenza e ri-trovare, con metodi ed esperienze rinnovati, il percorso verso il miglioramento.

La scuola senza una ricerca strutturata al suo interno si insterilisce.

Il lavoro senza la ricerca dell’innovazione si estingue.

La scrittura è la ricerca per eccellenza.

È ricerca personale e formativa, perché promuove la conoscenza di sé all’interno di una comunicazione complessa (il linguaggio letterario).

È ricerca sociale, perché esprime le relazioni tra l’individuo e la società, mediate da fenomeni culturali.

È progettualità e pianificazione, perché ripensa e ripropone le tecniche scrittorie in rapporto con i ‘media’ contemporanei.

È professionalità, nel senso di orientamento al lavoro, perché riproduce le dinamiche di composizione, edizione e diffusione dell’oggetto libro.

È, infine, felice intuizione di dipanare un percorso di alternanza scuola-lavoro con la pubblicazione di un volume, in cui ‘i volti’ raccontati da studenti testimoniano ‘i risvolti’ di una educazione alla creatività e all’autoimprenditorialità.

Sfogliare i racconti di giovanissimi narratori, in una veste editoriale vivacissima, al cospetto dei classici della pittura, riporta all’immediatezza del libello catulliano. Anche in questo caso, forse, nel loro genere, sono nugae, ‘ inezie’.

Ma non saprei additare, di certo, un esempio più significativo di quello scelto da questi coraggiosi scrittori ed editori per orientarsi dalla scuola alla vita, in un contesto di crisi liquida ed evanescenza delle identità.

La forma è sempre sostanza.

 

Francesco Spagnolo

Docente di Lingua e cultura greco-latina

Istituto d’Istruzione Superiore Vincenzo Lilla di Francavilla Fontana (BR)

#SelfieDiNoi volume 25

Gemma GemmitiDi libri, di altro, di alternanza – Francesco Spagnolo
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