A spasso con Armstrong

Vincenzo Zoda e Roberta Tiberia

16,00

Quando pensiamo alle figure emblematiche del Novecento può capitare che tra Kennedy, Einstein, Marilyn Monroe, Hitler, Che Guevara o Picasso, sbuchi il faccione dagli occhi spiritati di Louis Armstrong. Per lui vale l’inflazionato termine di icona; in particolare perché oggi più che sentirlo suonare lo vediamo: nei fumetti, nei film, nei poster, nei gadget più diversi. Onnipresente figurina del secolo passato, Armstrong assume un ruolo anche nei romanzi: partecipa, da protagonista o comprimario, a gialli, narrativa d’avventura, saghe storiche, addirittura fiabe per bambini. A volte questi racconti sono divertenti, altre noiosi, però tutti possiedono una caratteristica comune: Armstrong diventa protagonista di vicende troppo elaborate, finte. Nel romanzo che avete tra le mani non succede. Qui Armstrong replica quanto è realmente accaduto in milioni di casi: arrivare come una meteora e cambiare le vite. Può capitare di persona, come nel fatto storico spunto della vicenda narrata, il suo primo concerto italiano, tenutosi a Torino durante la tournée europea del 1935. Può avvenire mediaticamente, tramite la voce e la tromba che escono da un grammofono e commuovono all’istante un milione di cuori. Louis Armstrong, anticipato dal solo Enrico Caruso, fu, come ha scritto Evan Eisenberg, la “voce del fonografo” in grado di sprigionare la magia della musica da macchine sonore ancora imperfette. È giustamente materia da romanzo il trasfigurare le verità degli studiosi in poesia. Quando Chichin, il bambino protagonista del racconto, si ritrova il disco del trombettista tra le mani, il personaggio che glielo propone spiega: «qui dentro c’è il rumore che fa la felicità. Puoi ascoltarlo ogni volta che vuoi, se troverai un grammofono». Il passaggio torinese di Armstrong diffonde un hot jazz (come lo si definiva all’epoca) che scioglie la gelida coltre imposta dal fascismo. La presenza del performer accompagna le vicende del libro, in un’Italia di quasi cento anni or sono, per certi versi  irriconoscibile, per altri vicinissima. (Franco Bergoglio)

Chieri, anni Trenta. Mentre il jazz in Italia è bandito dal regime fascista, un ragazzino di undici anni scopre Louis Armstrong, grazie a un 78 giri che gli regala lo Zio Vicè. È Chichin Tamagnone, che vive con un padre burbero e due zie (una diavolo, l’altra acquasanta) e che di rado usa le parole (convinto che sprecarle lo conduca alla morte), sostituendole involontariamente con suoni nervosi che gli escono dalla bocca: i “tunc”.
Tra casa Tamagnone, la Taverna (un Hot Club clandestino torinese gestito dall’anziano Professore e dal siculo Aristide), e la fabbrica tessile Sordero (capitanata dalla spietata Agata), “A spasso con Armstrong”, ispirandosi a fatti realmente accaduti, restituisce al lettore, con una buona dose di ironia e poesia, un romanzo su come si diventa grandi scoprendo cosa ci rende felici.

Gli autori:

Vincenzo Zoda ha cinquant’anni, è siciliano di origine e vive in Veneto. Geologo, poeta, scrittore e battutista. Collabora con pagine satiriche, scrive per giornali on-line di cultura e letteratura. Nel 2012 ha pubblicato in auto-produzione un romanzo breve dal titolo Ce lo dirà la notte.

Roberta Tiberia ha trentasette anni, nata in provincia di Frosinone, è laureata in Storia Contemporanea. Editor, ghost writer e autrice di fiabe per bambini, romanzi, racconti e saggi umoristici. Adora gli pseudonimi, ma stavolta non ne ha usato neanche uno.

Per leggere gratuitamente le prime 20 pagine del libro, clicca su: A spasso con Armstrong – 20 pagine

Scheda editoriale – A spasso con Armstrong

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Quando pensiamo alle figure emblematiche del Novecento può capitare che tra Kennedy, Einstein, Marilyn Monroe, Hitler, Che Guevara o Picasso, sbuchi il faccione dagli occhi spiritati di Louis Armstrong. Per lui vale l’inflazionato termine di icona; in particolare perché oggi più che sentirlo suonare lo vediamo: nei fumetti, nei film, nei poster, nei gadget più diversi. Onnipresente figurina del secolo passato, Armstrong assume un ruolo anche nei romanzi: partecipa, da protagonista o comprimario, a gialli, narrativa d’avventura, saghe storiche, addirittura fiabe per bambini. A volte questi racconti sono divertenti, altre noiosi, però tutti possiedono una caratteristica comune: Armstrong diventa protagonista di vicende troppo elaborate, finte. Nel romanzo che avete tra le mani non succede. Qui Armstrong replica quanto è realmente accaduto in milioni di casi: arrivare come una meteora e cambiare le vite. Può capitare di persona, come nel fatto storico spunto della vicenda narrata, il suo primo concerto italiano, tenutosi a Torino durante la tournée europea del 1935. Può avvenire mediaticamente, tramite la voce e la tromba che escono da un grammofono e commuovono all’istante un milione di cuori. Louis Armstrong, anticipato dal solo Enrico Caruso, fu, come ha scritto Evan Eisenberg, la “voce del fonografo” in grado di sprigionare la magia della musica da macchine sonore ancora imperfette. È giustamente materia da romanzo il trasfigurare le verità degli studiosi in poesia. Quando Chichin, il bambino protagonista del racconto, si ritrova il disco del trombettista tra le mani, il personaggio che glielo propone spiega: «qui dentro c’è il rumore che fa la felicità. Puoi ascoltarlo ogni volta che vuoi, se troverai un grammofono». Il passaggio torinese di Armstrong diffonde un hot jazz (come lo si definiva all’epoca) che scioglie la gelida coltre imposta dal fascismo. La presenza del performer accompagna le vicende del libro, in un’Italia di quasi cento anni or sono, per certi versi  irriconoscibile, per altri vicinissima. (Franco Bergoglio)

 

Chieri, anni Trenta. Mentre il jazz in Italia è bandito dal regime fascista, un ragazzino di undici anni scopre Louis Armstrong, grazie a un 78 giri che gli regala lo Zio Vicè. È Chichin Tamagnone, che vive con un padre burbero e due zie (una diavolo, l’altra acquasanta) e che di rado usa le parole (convinto che sprecarle lo conduca alla morte), sostituendole involontariamente con suoni nervosi che gli escono dalla bocca: i “tunc”.
Tra casa Tamagnone, la Taverna (un Hot Club clandestino torinese gestito dall’anziano Professore e dal siculo Aristide), e la fabbrica tessile Sordero (capitanata dalla spietata Agata), “A spasso con Armstrong”, ispirandosi a fatti realmente accaduti, restituisce al lettore, con una buona dose di ironia e poesia, un romanzo su come si diventa grandi scoprendo cosa ci rende felici.

 

Gli autori:

Vincenzo Zoda ha cinquant’anni, è siciliano di origine e vive in Veneto. Geologo, poeta, scrittore e battutista. Collabora con pagine satiriche, scrive per giornali on-line di cultura e letteratura. Nel 2012 ha pubblicato in auto-produzione un romanzo breve dal titolo Ce lo dirà la notte.

Roberta Tiberia ha trentasette anni, nata in provincia di Frosinone, è laureata in Storia Contemporanea. Editor, ghost writer e autrice di fiabe per bambini, romanzi, racconti e saggi umoristici. Adora gli pseudonimi, ma stavolta non ne ha usato neanche uno.

Informazioni aggiuntive

Autore

Vincenzo Zoda e Roberta Tiberia

Pagine

192